Domande frequenti sulla speleologia
....e risposte a chi non conosce questa disciplina
In questa pagina proponiamo una serie di risposte a quelle che sono le domande più frequenti che ci vengono poste sull’attività speleologica. La speleologia è un’attività poco diffusa e di certo sconosciuta alla maggior parte delle persone; agli occhi dello speleologo questi quesiti possono sembrare banali ma non lo sono se vengono posti da persone totalmente estranee alla disciplina, proprio quelle che si incrociano durante le escursioni e giustamente decidono di togliersi qualche dubbio. Nonostante qualche domanda possa far scaturire qualche sorriso, sono tutte assolutamente legittime e degne di considerazione, meritando attenzione e chiarimenti... del resto anche questo contribuisce a diffondere la speleologia.
Perché andate in grotta?
Questa è la domanda più difficile. Con la premessa che le grotte sono bagnate, fredde, spesso fangose, quasi sempre lontane dalle auto e con enormi sforzi necessari alla percorrenza, è piuttosto complicato trasferire il concetto che si tratta di luoghi meravigliosi. Tanti sforzi sono infatti ripagati dalla scoperta di nuovi ambienti e dalla possibilità di vedere la montagna in modo totalmente diverso, aggiungendo all’ordinario paesaggio di superficie anche gli sviluppi sotterranei. Il massiccio montuoso va quindi ad assumere un aspetto tridimensionale e in continua evoluzione, quest’ultima dovuta ai risultati esplorativi. L’elemento trainante, il motore della speleologia, è proprio l’esplorazione: attratti da nuovi vuoti, pozzi e gallerie inesplorate, gli speleologi si spingono sempre più in profondità riportando in superficie i dati necessari per la ricostruzione di questo immenso puzzle creato dalla natura.
Cosa trovate in grotta?
Nulla può essere escluso ma in generale non ci sono tesori. L’area degli oggetti estranei all’ambiente è confinata all’ingresso delle cavità o poco oltre; tracce di antropizzazione possono trovarsi in quelle grotte che presentano ingresso orizzontale, spesso utilizzate come ricoveri. Se l’accesso è verticale, la base del primo pozzo è solitamente il punto in cui si ferma tutto quello che finisce in grotta: tronchi, carcasse di animali e non di rado rifiuti, specialmente se l’entrata è facilmente raggiungibile. Scendendo in profondità regnano i vuoti (pozzi, meandri, gallerie) e scorrimento sempre più pronunciato delle acque, all’aumentare del dislivello.
Chi può praticare la speleologia?
Chiunque non sia affetto da gravi menomazioni fisiche, malattie debilitanti e soprattutto problemi psichici. Occorre essere in buono stato di salute ed avere un minimo di attitudine a muoversi in ambiente, tutto il resto si impara. Speleologi ben allenati e di corporatura contenuta solitamente riescono a spingersi anche in profondità, anche se non è una regola fissa. In generale, fatti salvi i requisiti minimi, ce n’è per tutti.
Come si diventa speleologi?
E’ un’attività che non si improvvisa e l’approccio peggiore è quello di avventurarsi in grotta senza alcuna esperienza. Per diventare speleologi occorre frequentare un corso di speleologia di primo livello, affiancati da speleologi esperti che insegnano le tecniche di progressione e gli aspetti della sicurezza, contestualmente alle nozioni di base per interpretare il fenomeno carsico. Il corso consente di apprendere le tecniche di base per muoversi in grotta e fornisce una panoramica generale sugli aspetti più importanti: la successiva frequentazione delle grotte diventa invece fondamentale per consolidare l’apprendimento e l’affinamento delle tecniche, specie se con approccio esplorativo.
C’è aria in grotta?
SI. Diversamente da quello che può essere il pensiero comune, in grotta non servono le bombole da sub poiché l’ingresso della cavità garantisce un continuo ricambio d’aria; in ambienti che sviluppano elevate cubature si innescano addirittura delle correnti più o meno importanti, dovute alle differenze di pressione e temperatura tra interno ed esterno. L’elevata umidità dell’ambiente ipogeo tende a far precipitare le particelle in sospensione per cui l’aria presente in grotta è sterile e pura, adatta alla cura dell’asma e di diversi problemi polmonari.
Le grotte possono crollare?
NO. Dalla formazione al collasso di una grotta corrono milioni di anni, il processo si protrae per diverse ere geologiche, seguendo la graduale evoluzione del ciclo carsico. Senza incappare in errori grossolani si può affermare che le grotte sono dei fenomeni molto stabili che hanno resistito a centinaia di terremoti e movimenti tettonici: la conformazione attuale è quindi il risultato di continui assestamenti ovvero la miglior risposta della natura a contrasto degli eventi deformanti. Il tempo di permanenza in grotta degli speleologi, rapportato ai tempi di evoluzione del fenomeno ipogeo, rendono l’evento crollo assai remoto.
Le grotte si allagano?
Possibile in alcune grotte. Dipende dal tipo di grotta, dalla morfologia interna, dalla posizione dell’ingresso: in generale è difficile che una grotta possa riempirsi completamente d’acqua. Decisamente più comuni sono quelle grotte che si attivano dopo violenti temporali o piogge persistenti, soprattutto gli inghiottitoi e quelle grotte in cui normalmente confluiscono corsi d’acqua, a volte anche dopo qualche giorno dal termine delle piogge. Se questo avviene mentre gli speleologi si trovano all’interno, c’è il rischio che possano rimanere bloccati tra due zone allagate (sifonanti). Prima di ogni escursione occorre sempre verificare il meteo, evitando le grotte a rischio... se proprio non si può fare a meno di restare a casa.
E se soffro di vertigini o sono claustrofobico?
Difficile rispondere che non si può andare in grotta. Alcuni allievi, spesso spaventati dall’altezza e dai passaggi stretti, superano le paure semplicemente prendendo confidenza con l’ambiente e si rendono conto che la progressione in grotta non è così terrorizzante. C’è chi supera del tutto le paure, chi impara in qualche modo a controllarle, chi non riesce a scrollarsele di dosso anche dopo anni di frequentazione. Se non si ha una vera e propria fobia, il più delle volte si è suggestionati da convinzioni e pensieri tutt’altro che razionali. L’unico modo per capire se si può praticare la speleologia è andare in grotta.
Quali sono i pericoli in grotta?
Al pari di ogni attività, che si svolga in montagna piuttosto che in città, anche la speleologia comporta dei rischi che non possono essere azzerati. Circa l’ 80% degli incidenti in grotta si concentra su casistiche ben precise, raggruppabili in 3 famiglie: blocco, cadute e traumi. La mancanza di allenamento fisico porta allo sfinimento e all’impossibilità di proseguire l’escursione come pure l’ipotermia per vestiario non adatto (esempi di blocco). Cadute e scivolate sono spesso causate da mancanza di calzature adeguate mentre nella famiglia dei traumi rientrano ad esempio le lesioni causate dalla caduta sassi (attenzione, non è la grotta che crolla ma si tratta di sassi involontariamente fatti cascare dall’alto da altri speleologi). A partire dagli anni ’ 80 il numero di incidenti in grotta ha subito una netta diminuzione e questo è dovuto non solo ai materiali impiegati, sempre più sicuri e affidabili, ma soprattutto all’attenzione per il tema sicurezza in termini di formazione, informazione e addestramento. Se praticata rispettando gli ormai consolidati standard di sicurezza, la speleologia è un’attività che presenta rischi assolutamente contenuti.