Storia della speleologia del Lazio

Prima parte

Dalle origini agli anni '70

La speleologia del Lazio ha radici profonde e conta al suo attivo più di cento anni di attività ininterrotta sul territorio da parte di numerosi gruppi e associazioni che si sono avvicendate in questo lungo periodo. Premessa generale alla breve trattazione che segue è che questa avrà necessariamente carattere sintetico essendo le informazioni e le fonti riguardo esplorazioni e personalità tanto abbondanti quanto poco sistematizzate e, alle volte, difficili da reperire e contestualizzare. Probabilmente si deve a Giovanni Mecchia nel capitolo relativo contenuto all’interno della fondamentale pubblicazione Le Grotte del Lazio. I fenomeni carsici, elementi della geodiversità, dato alle stampe nel 2003, uno dei primi tentativi di mettere insieme i dati. Altra tappa molto importante è stata l’uscita, nel 2015, del libro “100 anni sottoterra” curato dal Circolo Speleologico Romano. Nonostante tutto un volume complessivo e generale avente come unico tema tutte le sfaccettature, o la maggioranza di queste, della storia della speleologia del Lazio ancora non ha visto la luce rimanendo di fatto una sfida accattivante per chiunque voglia confrontarsi con questo tipo di informazioni. Come già detto nelle prime righe, l’inizio dell’attività speleologica nel Lazio è da cercarsi nei primi anni del 1900 quando, forse anche in seguito alle famose visite nel Lazio del celeberrimo esploratore francese Eduard Alfred Martel, da molti considerato a tutti gli effetti il padre della speleologia moderna, si andrà costituendo nel 1904 il primo nucleo del Circolo Speleologico Romano, associazione seconda in Italia solo alla Commissione Grotte Eugenio Boegan di Trieste.


Gruppo speleo Anxur Terracina
Gruppo speleologico Anxur nel 1959

Il CSR viene fondato ufficialmente, nella sua prima istanza all’interno dell’allora ugualmente neonata sezione del CAI di Roma e con presidente Guido Cora, geografo piemontese. I primi anni di attività sono quasi del tutto oscuri, a eccezione di alcune notizie di attività svoltesi in grotte del Lazio, quasi a entrare in confidenza con l’allora del tutto sconosciuto mondo ipogeo. La storia della speleologia laziale inizia a tutti gli effetti nel 1919 con l’arrivo a Roma del barone e alpinista Carlo Franchetti il quale riorganizzerà quasi completamente il CSR; la speleologia degli anni a seguire sarà intimamente legata all’attività di questa associazione. Questa prima stagione esplorativa vede grandi risultati grazie a due componenti essenziali: un potenziale esplorativo inesauribile, essendo il territorio regionale inesplorato, e la capacità dell’associazione di catalizzare grandi personalità di ricercatori e studiosi come Alberto Carlo Blanc, Alessandro Datti, Saverio Patrizi e molti altri. Le ricerche portano all’esplorazione di grandi grotte e sistemi laziali, caratterizzati da ingressi ampi ed evidenti, conosciuti e segnalati dai locali frequentatori delle montagne. Vengono qui ricordate: la Grotta dell’Arco di Bellegra (1925), le Grotte di Pastena (1926), l’Abisso la Vettica (1927). Inoltre vengono avviate esplorazioni anche in Abruzzo, sui Carseolani come l’Ovito di Pietrasecca (1925) e l’Inghiottitoio di Val de Varri (1925). Dal 1937, dopo quasi vent’anni di ininterrotte esplorazioni, l’attività del gruppo va progressivamente affievolendosi fino ad osservare un momento di stasi durante il secondo conflitto mondiale ma senza esaurirsi mai del tutto. In quest’arco temporale, le ricerche e la frequentazione del territorio vengono portate avanti su iniziativa personale di singoli soci. Nel 1946 grazie alla presenza di nuovi giovani aspiranti e la consolidata esperienza e personalità di Franchetti, ancora leader del gruppo, il CSR viene “rifondato” e le attività riprendono incessanti e più strutturate. Comincerà allora una seconda stagione di ricerche del Circolo rivolta non solo alla conoscenza delle cavità del Lazio ma anche dell’Abruzzo, Campania e Sardegna fino ad arrivare all’organizzazione delle prime spedizioni internazionali. Non è un caso dunque che nel 1948, Aldo Giacomo Segre, socio storico del CSR e personalità tra le più attive sul territorio, dà alle stampe un testo di fondamentale importanza per la speleologia regionale e non solo, ovvero I fenomeni carsici e la speleologia laziale, volume che andrà a porsi come un vero e proprio trattato sul carsismo nonché summa delle informazioni note sulle cavità della regione. Una tappa importante è la scoperta ed esplorazione, nel 1953, dell’Ouso di Pozzo Comune, inghiottitoio che in breve diventerà la grotta più profonda della regione e darà il via alle ricerche in uno degli scenari più classici del Lazio: i Monti Lepini.


Circolo speleologico Esperia
CSE Esperia - foto di archivio

Il 1955 è l’anno che segna una svolta profondissima per la speleologia regionale che, fino a quel momento, aveva visto quasi unicamente il Circolo e i suoi soci giocare il ruolo di protagonisti. Contestualmente alla fondazione di un nuovo gruppo che si occupa anche di speleologia, gli URRI, il 1955 è segnato dalla morte improvvisa, a causa di un incidente stradale, di Carlo Franchetti, personalità di assoluto primo piano nel CSR. Questo porterà a una progressiva frammentazione dell’entità Circolo e la conseguente nascita di nuove associazioni a causa della fuoriuscita dalla storica associazione romana di singole personalità. Nel 1956 nasce il Gruppo Grotte Roma (GGR) fondato da Franco Consolini, ex CSR. Il 1958 è la volta del Gruppo Speleologico Anxur di Terracina con l’ex CSR Giorgio Silvestri, affiancato da Franco e Sabatino Guadagnoli, Alberto Legge, Alessandro e Giovanni Spezzaferro, Pietro Targa, Dario e Giacomo Tramonti. Nel 1958 il fenomeno giunge all’apice quando, in seguito ad una scissione massiccia di dodici soci, dieci di loro fonderanno lo Speleo Club Roma (SCR) che si raggruppa intorno alla personalità di Giorgio Pasquini. La scissione porterà a una polemica e un clima di tensione tra i due gruppi che andrà avanti per anni. Tuttavia la competizione avrà un singolare, e inaspettato aspetto positivo: l’incremento esponenziale dell’esplorazione di cavità sul territorio. Gli anni ’60 vedono probabilmente Pasquini tra gli speleologi più in vista e conosciuti in ambito nazionale e internazionale, segnando anche il passo che lo portò alla fondazione della Delegazione del Lazio, Abruzzo e Italia meridionale dell’allora quasi neonato Soccorso Speleologico, della quale fu primo delegato. Numerosi sono stati i risultati dello SCR in termini esplorativi, tuttavia alla fine degli anni ‘60 cominciano a esserci forti dissapori interni allo stesso che porteranno a una nuova scissione e alla prima fondazione dell’Associazione Speleologica Romana (ASR), nel 1968. Le polemiche interne continueranno fino ad arrivare all’espulsione stessa di Pasquini dal gruppo di cui era stato fondatore e indiscusso leader fino ad allora. Gli ultimi anni ’60 e i primi ’70 vedono il fiorire di numerosi altri gruppi speleologici sia a Roma che nelle zone limitrofe come il Gruppo Speleologico Autonomo Romano – Speleo Raid (1968), che nel 1971 entrerà a far parte della sezione CAI di Roma con il nome di Gruppo Speleologico CAI Roma mentre nel 1970 si consolida il primo nucleo del Gruppo Speleologico Grottaferrata (GSG). I nomi delle associazioni stesse che vengono fondate in questo periodo sono rappresentativi del periodo storico che si riverbera anche nella speleologia nonché, in linea con questo, la volontà sentita da alcune personalità di affrancarsi dagli storici gruppi romani come CSR e SCR. Si registra ora l’aspetto, quasi del tutto nuovo, che interessa la speleologia di aree lontane da Roma. Se la Capitale è senz’altro il luogo di maggiore dinamismo in termini di associazioni, l’attività viene condotta sui massicci montuosi carbonatici del Lazio ed è interessante osservare le dinamiche che portarono alla nascita di gruppi speleologici non romani come quello del Circolo Speleologico Esperiano (CSE) su impulso del CSR e lo Speleo Club Formia (SCF), entrambi nel 1969. Contestualmente ai gruppi, le grotte, si vanno progressivamente approfondendo: sperimentazioni di nuove tecniche e materiale permettono di ridurre i tempi di attesa lunghissimi che avevano caratterizzato l’attività di allora. Si vedono quindi nel 1968 F. Pedone e V. Sbordoni portare il Pozzo del Faggeto a -301m, profondità che segna il record regionale superato dalla scoperta dello SCR dell’Abisso di Monte Vermicano; o la Grotta di Pastena giungere a oltre 3km e diventare tra le più lunghe d’Italia.

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