Cos'è la speleologia

Uno sguardo all'attività speleologica

La speleologia è un’attività alquanto insolita, decisamente distante da quelli che sono gli sport o le discipline più blasonate. Difficile spiegare lo scopo ai non addetti ai lavori, trasferire esperienze, anche semplicemente trovare dei termini di paragone con altre attività. Nel nostro Paese la speleologia è praticata da poche migliaia di persone e dalla scarsa diffusione della cultura sotterranea emergono spesso congetture errate o interpretazioni fantasiose dell’attività. Non si possono tuttavia addossare tutte le colpe a chi non conosce l’argomento, è vero e questo bisogna dirlo, per sua natura l’azione speleologica ha poco in comune con quelle che sono le tendenze della nostra epoca, non vanta immediatezza, tecnologia, comodità ; teatro delle operazioni sono i massicci montuosi, proprio qui, lontano da luoghi frequentati e da sentieri battuti, gli speleologi portano avanti un lento ma costante lavorio sotto traccia, invisibili, quasi fossero delle talpe. A confondere ulteriormente le idee sono le notizie dei media, riccamente condite di interpretazioni errate, spesso legate ad eventi tragici o scoperte sensazionali e quasi mai alla diffusione della cultura sotterranea. Con queste premesse non c’è da meravigliarsi se l’immaginario collettivo contenga concetti che poco hanno a che fare con questa attività. Estremizzando al massimo, si può affermare che le grotte rappresentano dei veri e propri carotaggi all’interno delle montagne. Questi vuoti si estendono a volte anche per centinaia di metri, in alcuni casi chilometri, formando sistemi articolati e morfologicamente dipendenti dagli eventi geologici e dal fenomeno carsico. Nella maggior parte dei casi l’ambiente grotta è un luogo di difficile accesso, nascosto, protetto, ma non del tutto isolato; tramite l’ingresso, la cavità è in contatto con il mondo di fuori e gran parte delle dinamiche esterne finiscono per influenzare anche quelle interne (movimenti d’aria, fauna ipogea, flusso delle acque, ecc).


Apertura e disostruzione di un ingresso
Apertura e disostruzione di un ingresso

Senza incappare in errori possiamo dire che la grotta non è altro che un’estensione dell’ambiente esterno, un contenitore multidisciplinare che abbraccia gli infiniti aspetti della natura. Il termine speleologia deriva dall’accostamento di due parole greche, spélaion=caverna e lògos=discorso, ovvero lo studio del mondo sotterraneo, in tutte le sue forme. E’ ragionevole inquadrare la speleologia come un mix tra scienza ed attività fisica, anche se non completamente bilanciate, nessuna componente può del tutto sostituire l’altra. Proprio per il suo aspetto multidisciplinare, non si può considerare la speleologia una scienza a sé stante, come non si può negare l’importanza dei contributi derivanti dalle ricerche speleologiche alle altre materie scientifiche. Ad esempio, solo per riportare qualche campo d’applicazione, si deve sottolineare l’ambito geologico e le sue branche (geomorfologia, geochimica, geofisica, idrogeologia, mineralogia, sedimentologia, stratigrafia, geologia strutturale, vulcanologia): gli speleologi misurano gli orientamenti delle faglie, compiono rilievi sulla giacitura degli strati di roccia classificandone struttura e tipo. Un contributo non di poco conto all’idrogeologia è dato dallo studio delle acque sotterranee per mezzo di misurazioni periodiche della portata, tracciamento delle acque tramite colorazione, contributi di sicuro peso per la comprensione delle dinamiche delle sorgenti a valle dei sistemi carsici. La pratica speleologica richiede anche fisicità e conoscenza delle tecniche di progressione, entrambe indispensabili per le attività esplorative di cui si è appena parlato, ed ecco spiegato il dualismo che contraddistingue questa disciplina (scienza e sport). Fatto ordine sui principi che governano la speleologia, a questo punto ci si domanda, ma chi è lo speleologo? Le grotte hanno sempre avuto un fascino particolare, non mancano storie e leggende a descrivere l’incontro della luce con il mondo delle tenebre e questo velo di mistero continua a stuzzicare la curiosità di chi, varcato l’ingresso, si avventura in questi vuoti.


Ritrovamenti archeologici in grotta
Alcuni ritrovamenti in grotta antropizzata

Diverse interpretazioni lasciano spazio ad altrettante motivazioni, tutte rispettabili, qualcuna bizzarra, davvero poche quelle in accordo con l’essenza della parola speleologia. Lo speleo-turista è affascinato dall’ambiente, meglio se presente una passerella che consenta senza infangarsi di scattare qualche foto da pubblicare sui social. Il grottista è curioso e forse un po’ collezionista, una grotta vale l’altra, l’importante è restare al passo con i discorsi degli altri speleo, vedere cose già fatte da altri senza affaticarsi nel fare qualcosa di nuovo. Il vero atleta è invece lo speleista, dedito più ai tempi di percorrenza e alle profondità raggiunte più che all’ambiente circostante, quello che conta è dimostrare a se stesso e agli altri le sue capacità. Chi si limita soltanto a percorrere grotte, sebbene con la conoscenza delle tecniche di progressione, di certo non apporta alcun contributo alla speleologia e alle branche scientifiche collegate: può forse definirsi un escursionista un po’ più ardito ed esperto, ma non di certo speleologo. Solo coloro che praticano la speleologia con obiettivi conoscitivi, esplorativi, di documentazione possono essere definiti speleologi. Il fine ultimo non può che essere la condivisione dei dati per mezzo della pubblicazione, traccia indelebile del lavoro svolto e sicuro apporto alla consapevolezza di un determinato territorio e delle grotte che lo caratterizzano; i dati raccolti e pubblicati contribuiscono all’accrescimento delle conoscenze delle diverse discipline scientifiche rappresentando allo stesso tempo un punto fermo per chi vorrà approfondire le ricerche negli anni a seguire. Solo gli speleologi che perseguono quest’ordine di idee e concorrono all’aggiunta di questi tasselli, piccoli o grandi che siano, portano alla crescita della speleologia.